lunedì 22 aprile 2013

Nomenklatura II

Famiglie rosse, famiglie nere

Alfred Hugenberg
Nei filologicamente discutibili, parzialmente apocrifi, ma sostanzialmente veritieri Discorsi a tavola raccolti dai sodali di Hitler e pubblicati dopo la guerra, il dittatore tedesco si mostra sprezzante verso i politici dei partiti costituzionali che erano soliti guardarlo con condiscendenza dall'alto delle loro relazioni familiari e della presunta abilità ereditaria nel manovrare i meccanismi della politica.

Un particolare disprezzo Hitler riserva a Karl Hugenberg, il leader del Partito Popolare Tedesco-Nazionale (DVNP), giudicato "molto più stupido di Thälmann" (il segretario del Partico Comunista Tedesco, morto in campo di concentramento). Hugenberg, figlio di deputato e solidissimo al centro dell'establishment politico völkisch dopo aver a lungo complottato con Papen e Schleicher, convinto di poter manipolare i nazisti praticando forme di scouting, si trova sempre più emarginato dal potere, fino all'umiliazione di sedere nel Reichstag come "politico ospite", non iscritto al partito, fino al 1945.

In fatto di familismo della gauche (con qualche incursione nelle altre direzioni politiche), nulla illustra meglio del caso della famiglia allargata Berlinguer l'intreccio indelebile di parentela, occupazione del potere politico e giornalistico che tanto caratterizza questo assolato, e sfortunato, paese:

  • Enrico Berlinguer, figlio del deputato e senatore repubblicano (e massone) Mario e nipote del cavalier Enrico senior (fondatore della Nuova Sardegna), diventa segretario del PCI dal 1972 alla morte, nel 1984.
  • Il fratello Giovanni, già deputato del PCI, del PDS, dei DS, candidato di minoranza alla segreteria dei DS, è deputato europeo. 
  • Il cugino Luigi, più volte deputato per PCI, PDS e DS, ministro della Pubblica Istruzione dal 1996 al 2000 (e autore di una riforma universitaria generalmente considerata disastrosa), a lungo rettore universitario - a Siena, negli anni d'oro del Monte dei Paschi (dei cui organi di "controllo" ha a lungo fatto parte), - è attualmente presidente della Commissione di Garanzia del PD (quella che ha respinto, tra l'altro, i ricorsi dei renziani nel corso delle primarie).
  • Aldo Berlinguer, figlio di Luigi, diventato professore universitario a 28 anni, prim'ancora di terminare il dottorato, è membro del CdA di Antonveneta.
  • Il figlio della cugina di Enrico, Francesco Cossiga, è stato leader nazionale della DC e presidente della repubblica dal 1985 al 1992.
  • Il figlio di Francesco Cossiga, Giuseppe, è stato deputato del centrodestra dal 2001 al 2013.
  • Il figlio di Enrico Berlinguer, Marco, già membro del Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista, ha collaborato con Pubblico, quotidiano diretto dal compagno di sua sorella.
  • La figlia di Enrico, Bianca, storica conduttrice del TG3 (il "Telekabul" che la spartizione della RAI ha da sempre associato al PCI e ai suoi successori PDS, DS e PD), ne è direttrice dal 2009.
  • La sorella di Bianca, Laura, è giornalista di Studio Aperto.
  • Il compagno di Laura, Luca Telese, collabora con il Giornale dal 1999, passando nel 2009 Fatto quotidiano e dirigendo nel 2012 la disastrosa impresa di Pubblico, di cui era comproprietario con - fra gli altri - Marco Berlinguer e Lorenzo Mieli, figlio di Paolo e nipote di Renato Mieli, direttore dell'edizione di Milano dell'Unità nel dopoguerra.
I genitori di Enrico e Giovanni Berlinguer con un parroco
Se il familismo è il male italiano per eccellenza, e se la sinistra dovrebbe combatterlo più di ogni altra cosa, tutto lascerebbe supporre che sia stata preferita una cura omeopatica.

Il dramma è che questo stato di cose è implicitamente tollerato, scusato, considerato normale da una quota preoccupante dell'establishment politico e del micro-establishment degli attivisti politici della sinistra parlamentare: l'idea inquietante (fortunatamente sfumata) di proporre Bianca Berlinguer - che, non fosse figlia di cotanto padre, sarebbe giudicata una mediocre giornalista (di cui non si saprebbe menzionare un servizio memorabile) e una direttrice scialba, di cui invano si tenterebbe di descrivere la linea editoriale,  - come candidato sindaco di Roma per il centro-sinistra è evidentemente frutto della fascinazione per il potere "dinastico" che tanto attrae, per paradosso, chi dovrebbe considerare il merito unico criterio di scelta.

Il disastro dell'ultimo erede del partito "dinastico" e l'illusione, presto fallita, di manovrare i movimenti antiparlamentari, dividendoli al loro interno e annettendoli, riunisce tristemente al crepuscolo la seconda repubblica di Weimar alla prima.

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