domenica 21 aprile 2013

La seconda repubblica di Weimar

Brüning, Hindenburg, Grillo: il crepuscolo della seconda repubblica

Il 29 marzo 1930, al termine di una lunga crisi di governo, il presidente tedesco Paul von Hindenburg nomina cancelliere il tecnico Heinrich Brüning, un economista relativamente apolitico, benché membro dello Zentrum (il partito rappresentativo dell'elettorato cattolico), sostenuto da una grande coalizione.

Il "governo tecnico" Brüning 
Per liberare la Germania dal peso delle riparazioni di guerra e per combattere la crisi finanziaria che dagli Stati Uniti sta raggiungendo l'Europa, questo "governo del presidente" (Präsidialkabinett, conosciuto popolarmente come "governo della fame") impone una politica di rigida austerità, imposta al parlamento recalcitrante con un misto di moral suasion del presidente e di ricorso alla decretazione d'urgenza. Alla fine, la crescente opposizione parlamentare al gabinetto Brüning spinge Hindenburg a indire elezioni anticipate.

Le elezioni si svolgono il 14 settembre dello stesso anno e sono disastrose per l'establishment. Un piccolo partito di estrema destra, il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), in precedenza rappresentato da soli 12 delegati, ottiene un sorprendente secondo posto alle spalle dei socialdemocratici, con 107 deputati su 577. Adolf Hitler, il leader del partito, non può essere eletto nei Reichstag in qualità di "caporale austriaco", ma lo rappresenta una folta pattuglia di fedelissimi, che include il deputato dell'Alta Baviera Heinrich Himmler, Joseph Goebbels, Hermann Göring, l'avvocato Hans Frank (futuro "governatore generale" della Polonia occupata).

L'anziano Hindenburg non si cura del messaggio antiparlamentare inviato dagli elettori e continua ad affidare a Brüning un governo sempre più svincolato dai partiti. Nel 1932 Brüning, insieme ai partiti di sinistra, di centro e di destra, convince il riluttante Hindenburg a ripresentarsi per un secondo mandato per sbarrare l'ascesa dei nazisti e dei comunisti. Dopo aver sconfitto, a fatica, Hitler nelle elezioni presidenziali (grazie anche alla presenza della candidatura "di disturbo" del comunista Ernst Thälmann), Hindenburg - scontento di dover la sua rielezione anche agli odiati socialdemocratici e allo Zentrum cattolico - licenzia Brüning e lo sostituisce con i governi ancor più "presidenziali" di Franz von Papen e Kurt von Schleicher, fino alla fatale ascesa al cancellierato di Hitler il 30 gennaio 1933.

Le analogie di questo crepuscolo weimariano con la situazione italiana attuale sono impressionanti. Un vecchio presidente viene rieletto, con (più o meno autentica) riluttanza, da tutto l'arco parlamentare per sbarrare la strada alle forze antiparlamentari che hanno fatto irruzione in parlamento. Un governo tecnico seguito inevitabilmente de un governo del presidente, con l'obiettivo di imporre "sacrifici" ritenuti necessari per il risanamento del paese. Un presidente sempre più avviluppato da un circolo interno - la camarilla di Hindenburg, i "saggi" - senza troppi rapporti con la società. E, sopra tutto, una crisi economica devastante, che distrugge i rapporti sociali e crea incertezze sinora - o sin allora - sconosciute.

Fortunatamente, non mancano le differenze. Come Beppe Grillo - con il sorprendente acume politico che, a dispetto di tutto, spesso lo contraddistingue - ha fatto notare più volte, all'Italia è (finora) andata fin troppo bene: invece di Alba Dorata o del Front National, l'antiparlamentarismo si è incarnato in un movimento relativamente mite, fin troppo educato, rispettoso dei meccanismi della "casta" che si vuole distruggere. Ma le analogie spingono a riflettere e - nel mio caso - a rendere pubbliche queste riflessioni.


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